Il modo di dire denigrativo ‘ragionare con la pancia’, potrebbe assumere tutt’altro significato alla luce dei contenuti di recentissimi studi che mettono in stretta relazione cervello, patologie gravi e stato di salute del nostro intestino. Tra intestino e cervello esiste un collegamento strettissimo, primariamente per una ragione: nell’intestino si trova una rete nervosa molto complessa composta da oltre cento milioni di neuroni che gestiscono le attività intestinali e che si collegano al cervello tramite il sistema nervoso vegetativo. Il primo a parlare dell’esistenza di un “cervello nella pancia” è stato il neurobiologo Michael D. Gershon nel 1998 quando ha pubblicato il risultato di 30 anni di ricerche nel libro “Il secondo cervello”. Assolutamente impressionante il numero dei batteri che popolano il nostro intestino. Sono centinaia di miliardi e contengono circa 4 milioni di geni batterici diversi. La maggior parte di questi geni batterici codifica enzimi e proteine strutturali, in grado di influenzare il funzionamento del sistema immunitario e di intervenire addirittura sulla regolazione del metabolismo. Il microbioma intestinale (quindi miliardi di microrganismi, soprattutto batteri, che ci portiamo dietro costantemente e che pesano – letteralmente – per circa un chilo e mezzo della nostra persona ma che pesano anche – stavolta metaforicamente – sulla nostra salute, funzionando da barriera contro i patogeni, regolando l’assorbimento dei nutrienti, la produzione di vitamine ed energia e le difese immunitarie) può influenzare la salute del cervello in diversi modi. Alcune componenti infatti esercitano continuamente una blanda stimolazione sul sistema immunitario; quando questa stimolazione ‘fisiologica’ diventa eccessiva, come accade in caso di dismicrobismo intestinale, si può verificare una crescita incontrollata di batteri nell’intestino tenue o un’aumentata permeabilità intestinale che a loro volta determinano un’infiammazione sistemica o a livello del sistema nervoso centrale. Questo vuol dire che i disordini intestinali possono produrre il loro effetto sul cervello centrale! A predominare tra i neurotrasmettitori nel rapporto tra primo e secondo cervello è sicuramente la serotonina, una molecola nota ai più per il suo legame con la depressione. Quasi il 95% della serotonina del nostro organismo viene prodotta dalle cellule dell’intestino. Nella pancia questa molecola serve a iniziare il riflesso peristaltico e a mantenere il tono vascolare, e quindi a regolare i movimenti e l’attività digestiva. Allo stesso tempo serve come segnale al cervello: invia segnali positivi, come la sazietà, o negativi, come la nausea. In caso di infiammazione intestinale si produce un eccesso di serotonina che colma i sistemi di riassorbimento e desensibilizza i recettori: questo può causare un blocco della peristalsi. Allo stesso tempo l’infiammazione attiva enormemente l’enzima che demolisce la serotonina e quindi si può avere, nel tempo, a livello cerebrale, un forte deficit della molecola con conseguente depressione. Infiammazione, alterazione intestinale e depressione possono quindi essere manifestazioni dello stesso processo. Ma come possiamo aiutare l'intestino e quindi di riflesso tutto il nostro fisico? I primi alleati sono i Bifido Batteri: bifido batteri costituiscono la “famiglia” più vasta di probiotici ed anche i più importanti batteri amici attivi nell’intestino tenue degli adulti in buona salute e dei bambini che siano stati, come abbiamo detto più sopra, allattati al seno. Questi batteri possono fisiologicamente diminuire con l’età o quando lo stato di salute inizia a declinare. Le cause più comuni di distruzione dei bifidobatteri sono: · Disbiosi da infezioni · Repentini cambiamenti di dieta · Carenze immunitarie · Variazioni climatiche · Uso indiscriminato di antibiotici · Esposizione a radiazioni · Stress In tutti questi casi diventa indispensabile mantenere una corretta integrazione di probiotici, dopo aver corretto l’alimentazione; agire in questo senso ci preserva da condizioni di disbiosi e permette un rapido recupero dello stato di benessere generale. E come possiamo aiutarci con l'alimentazione? A tavola meglio scegliere i cereali integrali, alimenti di origine vegetale, come legumi e verdura di stagione. Sì anche alla frutta, ma meglio mangiarla lontana dai pasti per evitare fenomeni di fermentazione. Spazio al pesce, in particolare quello azzurro, ricco di omega 3 e in alternativa alla carne bianca, come quella di pollo e di tacchino. È importante, poi, bere tanta acqua, almeno due litri al giorno. L’acqua, infatti, aiuta a depurare l’organismo. E poi largo allo yogurt, fermenti lattici e kefir.
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Dott. ssa Serena FioravantiI miei approfondimenti per una sana e corretta alimentazione Archivi
Novembre 2018
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